6 dicembre 2013

Il giorno dopo. Il giorno dopo, nella mente si affollano pensieri, ricordi, immagini, scelte, persone, volti, parole, insegnamenti, libri. La morte di Madiba era attesa da mesi. Preannunciata già mesi fa, poi smentita, è stato come se lui, da grande uomo qual era, avesse deciso di dare del tempo al suo paese e al mondo per prepararsi alla sua dipartita. Da ieri sera rivedo i luoghi visitati ormai otto anni fa, intrecciando ricordi personali e professionali. La sua umile casetta di Soweto, il museo dell'apartheid, l'oscuro totem che invece ricorda la storia degli afrikaaners, la chiesa di Soweto ancora crivellata di colpi, e poi le testimonianze atroci dei sopravvissuti, il cammino di riconciliazione, esperimento così vero, pur nei suoi limiti, che ha salvato il paese da una guerra civile e da vendette infinite. E poi il Sudafrica di oggi, le sue mille contraddizioni, le vittorie e le sconfitte, la povertà, l'arrivismo e la piccolezza dei leaders che hanno preso il suo posto, la corruzione, la disillusione. Oggi, Mandela viene iscritto d'ufficio nel pantheon dei grandi dell'umanità, collocandolo accanto a Gandhi (che proprio in Sudafrica trascorse la sua giovinezza e forgiò parte della sua incrollabile fede nella lotta nonviolenta) e agli altri. Tra i pochi uomini consacrati esempi e modelli già in vita. Un esempio ed un appello che lascia a tutti noi: non smettere di sognare, esser pronti a vivere e se serve a morire per i propri ideali (come disse durante il suo processo e ripetè il giorno della sua liberazione). Lui, la sua figura, il suo esempio sono stati il catalizzatore del grande cambiamento, della caduta dell'apartheid. Ma forse non ci saremmo arrivati se alla sua voce non si fosse unita quella di tanti africani e occidentali. Se non si fosse giunti ad una mobilitazione mondiale, al boicottaggio, alla stigmatizzazione della segregazione dei "non bianchi" in Sudafrica. Ed io, nei miei ricordi, non riesco oggi a non pensare a Vik, che sulla sua tomba porta proprio una frase di Mabiba: "Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare". Mandela negli anni scorsi definì la Palestina "la questione morale dei nostri tempi". E tanti sono oggi i sudafricani attivi nella lotta e nella sensibilizzazione per la causa palestinese. E mi ritrovo a pensare che solo quando il mondo intero smetterà di fingere di credere alle ragioni degli oppressori, solo quando ci si unirà in una sola voce per chiedere la liberazione della popolazione prigioniera nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, solo quando il boicottaggio sarà sistematico e universale, anche la causa per la liberazione del popolo palestinese troverà la sua vittoria. Ma per farlo resto convinta che serva uscire da certe logiche, presentarsi a mani nude, seguire l'esempio dei grandi lottatori senza armi. Come Vik. Anche se, va detto, la lotta in Sudafrica non poté rimanere nonviolenta, come spiegava Nelson Mandela in The secret warrior (2000): "Gandhi remained committed to nonviolence; I followed the Gandhian strategy for as long as I could, but then there came a point in our struggle when the brute force of the oppressor could no longer be countered through passive resistance alone. We founded Umkhonto we Sizwe and added a military dimension to our struggle. Even then, we chose sabotage because it did not involve the loss of life, and it offered the best hope for future race relations. Militant action became part of the African agenda officially supported by the Organization of African Unity (O.A.U.) following my address to the Pan-African Freedom Movement of East and Central Africa (PAFMECA) in 1962, in which I stated, "Force is the only language the imperialists can hear, and no country became free without some sort of violence." Così è la storia di questa ed altre lotte. Siamo umani, i percorsi della nostra storia non sono mai perfetti. L'importante è non accettare, non rassegnarsi, credere e agire insieme per migliorare ciascuno il proprio angolo di mondo. Ed io, in direzione ostinata e contraria, continuo a credere fermamente che solo la nonviolenza ATTIVA sia la vera risposta a ogni tipo di oppressione. Perché "Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare".

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