21 ottobre 2011

La fine di un (altro) tiranno. E le domande aperte


Da ieri le tv ripropongono in modo ossessivo le immagini impietose della cattura e dell'esecuzione di Muammar Gheddafi. Cronache confuse, versioni contrastanti, commenti sull'opportunità o meno di mostrare ciò che ormai abbiamo visto tutti. E commenti sulla barbarie dell'omicidio. E sulla (in)civiltà di certi popoli...
I commentatori più acuti sottolineano che - frutto dell'impulso o meno - l'uccisione del Malik al-Maluk ("re dei re", così si faceva chiamare) non aveva alternative: impensabile portare Gheddafi a processo, troppi i segreti a sua conoscenza, gli intrecci poco limpidi che certo nessuna potenza occidentale aveva interesse a svelare.
Le tv ci hanno anche mostrato il Segretario di stato statunitense Hillary Clinton che, appena giunta in Afghanistan, riceve la notizia e commenta con un "WOW!".
Ma, chissà perché, nessuno dei tanti parolai ha fatto caso a una "strana" coincidenza: prima di arrivare a Kabul, la Clinton si era fermata a Tripoli. Visita poco pubblicizzata e super-blindata, avvenuta il 18 ottobre. Due giorni prima della fine del leader libico. Un caso? Si è detto che stavolta il ruolo degli Stati Uniti è stato defilato e che il timone della Nato è stato preso da Gran Bretagna e Francia, ma la strana coincidenza di date non può non dar adito a dubbi.

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