22 novembre 2012

Goma. L'avanzata dell'M23

Goma, 23 novembre 2012 - Aggiornamenti in tempo reale (o quasi) Da un paio d’ore, secondo fonti locali, sarebbero in corso scontri nella città di Sake tra i ribelli dell’M23, che da ieri occupano il centro abitato (importante snodo viario del Nord Kivu), e truppe governative: i soldati regolari si erano ritirati, ma pare che oggi dalle colline vicine stiano sparando colpi d’artiglieria, forse sostenuti da milizie mai-mai, per ricacciare indietro i ribelli. La gente si è riversata sulle strade e sta scappando verso Goma, in direzione opposta alla fuga di solo due giorni fa. Gente senza pace, che con le sue povere cose non sa più dove trovar riparo. Intanto, i vertici dell’M23 hanno risposto picche all’invito a trattare giunto dal summit di Kampala, dove il presidente congolese Kabila si è riunito ieri con gli omologhi ruandese e ugandese, in uno strano tentativo di mediazione che vede come arbitro chi è coinvolto direttamente nel conflitto. Ne è uscita una dichiarazione comune in cui si chiede all’M23 di ritirarsi da Goma. Quanto sia credibile questa esortazione è difficile a dirsi, dato che Rwanda e Uganda sono direttamente coinvolti nel conflitto. In ogni caso, i ribelli hanno risposto picche. Non arretreranno di un passo e anzi minacciano di proseguire nell’avanzata se Kabila non tratterà direttamente con loro. E infatti la tensione si è già estesa a macchia d’olio, lambendo Bukavu. “La situazione qui oggi è calma – afferma una persona che abita in città – , ma le voci dicono che i ribelli non sono lontani. C’è paura tra la gente. Ieri alcuni manifestanti volevano bruciare la sede del PPRD, il partito di Kabila”. Secondo questa persona, se i ribelli giungessero nella capitale del Sud Kivu, non troverebbero resistenza. Così come non ne hanno trovata a Goma: dopo una breve battaglia attorno all’aereoporto, hanno preso la città. Dopo una giornata di “pulizia” (con l’eliminazione degli oppositori), ieri mattina hanno invitato la popolazione a riprendere la vita di sempre e l’hanno radunata nello stadio, facendosi acclamare. Difficile dire se le urla della gente fossero sincere, non avevano certo scelta, ma alla domanda posta dal palco: “Volete che andiamo fino a Kinshasa?” la folla ha gridato: “Sììì!” Quel che è certo è che la popolazione si sente abbandonata dal governo centrale e dalla comunità internazionale, che con la Monusco immobile ha lasciato prendere la città. Intanto, l’Onu ha votato una (debole) risoluzione di condanna. Ma ha soprattutto pubblicato per esteso proprio ieri l’ennesimo rapporto che accusa il Rwanda e l’Uganda di coinvolgimento diretto nel conflitto. Ma ora che il Rwanda siede nel Consiglio di Sicurezza, sarà difficile che si possa ottenere altro che vaghe richieste di “cessate il fuoco”. © Africa Rivista

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