10 giugno 2011

Parlando d'acqua


Due giorni al voto, qui in Italia. Due giorni per scegliere, tramite referendum, se vogliamo il nucleare e se vogliamo i privati nella rete di distribuzione dell'acqua.
Uno sguardo a queste scelte lo si può dare anche da sud. E forse ci conduce ad una maggiore consapevolezza.

Proprio ieri un'amica somala mi raccontava della sua giovinezza:
Siamo stati tra i primi, in città, ad avere l'acqua corrente in casa. Io e le mie sorelle l'abbiamo voluta per alleviare il lavoro a nostra madre. Fino a quel momento, per avere l'acqua, bisognava andar a prenderla lontano, la si caricava in grosse taniche a bordo di muli... Appena abbiamo potuto, abbiamo fatto installare in casa un rubinetto, che era allacciato alle condutture che allora già esistevano. Ma nostra madre sai cosa faceva? Offriva a tutti i vicini la possibilità di attingere l'acqua da noi!! Ogni pomeriggil, dalle 3 alle 6, c'era una fila di persone che venivano a riempire i loro secchi a casa nostra! E noi quell'acqua la pagavamo, anche se la cifra non era altissima. Io e le mie sorelle eravamo sorprese e le abbiamo chiesto perché lo facesse. Mia madre ci ha risposto: "L'acqua è un diritto per tutti" e ha continuato a distribuirla gratis a tutto il vicinato.


Nucleare? Lasciamo per un attimo da parte i rischi che corriamo noi. Parliamo di filiera dell'uranio. Sapete dove comincia? Spesso in Africa. In Niger. E lì nessuno garantisce la popolazione, nessuno la protegge, nessuno si degna di informarla. Il villaggio vicino alla miniera dove la francese Areva estrae il prezioso minerale (la stessa multinazionale che dovrebbe ipoteticamente costruire le nostre centrali) la gente si ammala e muore di tumore. Date un'occhiata al report di Greenpeace. Ed è solo uno dei numerosi esempi che si potrebbero portare. Purtroppo.

Anche dall'Africa, dunque, ci chiedono di votare, domenica e lunedì. E di votare BENE.

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