9 ottobre 2009

Messina come Kinshasa







Tv e giornali nazionali da giorni ci mostrano il disastro avvenuto a Messina a causa delle piogge, che hanno trascinato a valle una montagna di fango e detriti, uccidendo e distruggendo tutto ciò che trovava.
Dopo il dolore, è ora il momento delle polemiche e dell'individuazione delle responsabilità: case costruite dove non si doveva, permessi rilasciati senza alcun criterio, avvisi e allarmi inascoltati.

A Kinshasa succede lo stesso. La capitale della RdCongo, coi suoi (forse) dieci milioni di abitanti, sta esplodendo, la gente costruisce ovunque, lì i permessi non servono o non si chiedono... e siccome la città sorge sulla sponda del fiume Congo, su un bacino alluvionale fatto solo di sabbia, l'urbanizzazione selvaggia sta facendo franare interi quartieri di baracche.



Quest'estate ero in Burundi. Lo stesso problema. Lì, però, territorio collinoso o altopiano, le frane sono dovute quasi esclusivamente al disboscamento selvaggio: un piccolo territorio sfruttato fino al limite, intere colline date alle fiamme per farne pascoli, e la terra si ribella.

Che sia Messina, Kinshasa o l'entroterra burundese, i problemi non cambiano. Forse serve una riflessione più globale sul modello imperante di sfruttamento della terra.

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