
E alla fine anche lui se n'è andato. Omar Bongo, padre-padrone del Gabon, è morto ieri in una clinica di Barcellona. Ricoverato da un mese, si vociferava di un aggravamento, ma ancora ieri la sua morte era stata smentita dal portavoce del governo.
Al potere da 41 anni - il più longevo leader africano -, Bongo era rimasto un fedele baluardo della francafrique, tanto da ricevere ora commosse parole di commiato dal presidente francese Sarkozy.
Bongo aveva un modo tutto suo di esercitare il potere: prima aveva fatto rimuovere i limiti di mandato per poter essere eleggibile a vita, poi aveva garantito elezioni "democratiche" che lo confermassero sempre al potere. La tattica è semplice, la stessa applicata in Camerun dal suo omologo Biya: chi non è con me, non vota. E con vari stratagemmi ci si assicura che alle urne arrivino solo i fedelissimi.
Come ogni dittatore che si rispetti, Bongo aveva anche qualche problemino con la giustizia: in Francia su di lui erano state aperte varie inchieste, tra cui quella degli anni Novanta sulla corruzione, nota come “caso Elf”, e quella per malversazione e accumulo illecito di fondi.
Lo scorso marzo Omar Bongo aveva perso la moglie Edith Lucie (figlia del presidente del Congo Brazzaville, Sassou Nguesso) scomparsa a soli 45 anni dopo una sofferta malattia. Ora, con la sua morte, in Gabon si apre un vuoto di potere senza precedenti. Tutte le frontiere del Paese sono state chiuse in queste ore e un ingente dispiegamento di militari è stato posto a sorvegliare le zone sensibili, mentre l gente fa la fila per far scorte di viveri e carburanti, temendo il peggio. Secondo vari osservatori, la presidenza potrebbe ora passare al figlio di Bongo, Ali Ben Bongo.
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