
C'è un fatto che mi lascia costernata, al di là dell'ovvia ripugnanza per la legge in discussione sulla "sicurezza". Il nostro premier ieri ha dichiarato che sui barconi non ci sono richiedenti aislo, che arrivano solo criminali, che possono permettersi di pagare un biglietto. Evidentemente non è stato ben informato, perché lo sanno tutti che quella gente per poter partire vende tutto quello che ha e spesso le loro famiglie si indebitano per permettere al figlio più promettente di osare. Oppure, chi scappa lo fa senza nulla e nei mesi di permanenza in Libia raccimola i soldi per il viaggio in modi fortuiti... qualcuno dice di non aver pagato. Alle donne, purtroppo, viene chiesto il conto dopo , trasformandole in schiave. Il presidente del consiglio, forse, queste cose non le sa. Per favore, qualcuno gliele spieghi.
Ma - dicevo - c'è un altro fatto che mi lascia basita, ogni volta. Siamo un Paese non solo senza coscienza, ma anche senza memoria. E non lo dico perché anche noi siamo stati migranti (e - come dice Saviano oggi su Repubblica - abbiamo esportato le mafie in tutto il mondo). No. Per qualcos'altro. Secondo l'UNHCR, al primo posto tra i richiedenti asilo in Italia ci sono i nigeriani. Subito dopo i somali, seguiti dagli eritrei. Libia, Somalia ed Eritrea: ci dicono niente? La Libia oggi per l'italiano medio è solo il luogo di partenza dei barconi, per il governo solo un luogo in cui investire e da cui comprare gas. Il Corno d'Africa, solo un posto indistinto sulla mappa geografica. Ma ce la ricordiamo la STORIA? Qualcuno ancora studia cosa abbiamo fatto noi in quei Paesi? Possibile che non ci sia un minimo di coscienza e responsabilità verso di loro? Abbiamo chiesto scusa alla Libia, certo. Per convenienza. E la Somalia? Il Paese dei pirati e delle scorie. Null'altro. Eppure i somali, proprio quelli del sud, dove la guerra ha raso al suolo tutto, parlano italiano. Ce lo ricordiamo il perché?
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