Che il clima di odio crescente nel nostro Paese fosse dovuto anche a certi media ce ne eravamo accorti. Che un certo linguaggio contribuisse a fomentare razzismo e xenofobia lo vedevamo da tempo.
Finalmente qualcuno ha pensato a come porvi rimedio concretamente: grazie dunque all'Ordine dei giornalisti dell'Emilia Romagna, che ha accolto l'appello lanciato da Redattore Sociale a Capodarco per la messa al bando della parola "clandestino" dai media.
"Siamo consapevoli – scrive in un documento il Consiglio dell'Ordine emiliano - che le distorsioni dell'informazione e il 'ruolo attivo' spesso svolto dai media del fomentare diffidenza, xenofobia e razzismo non si esaurisce nell'uso inappropriato e stigmatizzante delle parole. L'enfasi attribuita a episodi di cronaca riguardanti rom, migranti e in genere 'l'altro'; la 'etnicizzazione' dei reati e delle notizie; la drammatizzazione e criminalizzazione dei fenomeni migratori; l'uso di metafore discriminanti: sono tutti elementi che contribuiscono a creare un'informazione distorta e xenofoba. Per contrastare questa deriva il primo passo che proponiamo, è la messa al bando di alcune parole come: clandestino, vu cumprà, extracomunitario, nomade, zingaro".
Ed ecco come l'Ordine suggerisce di sostituire le parole incriminate:
- invece di "clandestino", si possono usare - a seconda della situazione - "irregolari", "rifugiati", "richiedenti asilo", o anche semplicemente "persone", "migranti", "lavoratori";
- anziché "extracomunitario", si può scrivere "non comunitario" o esplicitare la nazionalità della persona;
- "vu cumprà" può essere sostituito con "ambulante" o "venditore";
- invece di "nomade" (il nomadismo ormai è da molti abbandonato), si consiglia di scrivere semplicemente "rom" o "sinti", a seconda dei casi, cui eventualmente aggiungere la nazionalità; allo stesso modo, invece di "campi nomadi", consigliato usare "campi rom" o "campi sinti"; lo stesso vale per il termine "zingari", connotato in maniera sempre più negativa.
Consigli semplici, quasi banali, che potrebbero però innescare una piccola rivoluzione nel linguaggio e quindi nella mentalità degli italiani. C'è da augurarsi che anche gli altri Ordini regionali seguano l'esempio di quello emiliano e che lo stesso Ordine nazionale si pronunci in tal senso. Anche per recuperare un po' di credibilità ed essere di nuovo all'altezza delle proprie responsabilità nei confronti dei cittadini.
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