
Era diventato scomodo per i suoi stessi sostenitori. E così l'hanno fatto fuori. Laurent Nkunda è stato arrestato ieri sera in Rwanda mentre tentava di fuggire.
L'annuncio è stato dato dallo Stato Maggiore dell'operazione militare congiunta tra Congo e Ruanda partita a sorpresa mercoledì: acerrimi nemici da tempo, i due Paesi si sono all'improvviso coalizzati contro il generale tutsi, lasciando tutti di stucco. Il Rwanda aveva sempre negato il proprio appoggio a Nkunda, fino a quando, lo scorso 12 dicembre, l'Onu ha pubblicato un rapporto con le prove dell'appoggio diretto di Kigali al ribelle.
Immediate erano state le reazioni internazionali, tanto che Olanda e Svezia avevano sospeso la cooperazione bilaterale con il Rwanda e altri stati minacciavano di farlo. Uno smacco che il piccolo Paese non poteva permettersi, per l'immagine “pulita” che il presidente Kagame sta cercando di costruire e soprattutto perché metà del suo bilancio si regge sulle donazioni internazionali. Forse anche per questo, nel giro di poche settimane, Kigali ha tolto il sostegno a Nkunda e si è accordato con il “nemico” congolese per arrestarlo. Tutti sapevano dove Nkunda vivesse, ma finora nessuno, nemmeno la Monuc, aveva tentato di stanarlo.
Il generale ribelle sarebbe ora custodito in una base militare di Kigali. Nei prossimi giorni forse si capirà che ne sarà di lui e come evolveranno ora le relazioni tra i due Paesi dopo il suo clamoroso arresto. Sarà finalmente una svolta verso la pace o solo un nuovo capitolo dell'infinita guerra del Kivu?
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