Ebbene sì, il potere logora. E crea dissensi, lotte, faide interne. Avevamo lasaciato il "generale" Nkunda solido alle porte di Goma assediata, trionfante nel suo boubou bianco candido, mentre riceve il mediatore Obasanjo o frotte di giornalisti occidentali. Ora il suo potere è assediato. Il numero due del CNDP, Bosco Ntaganda, lo ha ricusato come capo, accusandolo di mala gestione della leadership. Come contromossa, Nkunda lo ha accusato di alto tradimento. Ntaganda, ricercato dal tribunale internazionale dell'Aja, pare voler fare le scarpe al suo boss. Già da tempo se ne aveva sentore, da quando, nelle giornate calde della marcia su Goma, era circolato uno strano documento del CNDP, che attestava l'avvenuta morte di Nkunda e affidava il potere - guarda caso - nelle mani di Bosco Ntaganda. Dopo l'iniziale clamore, si era capito trattarsi di un bluff e non si era dato peso alla cosa, ma oggi quel documento merita un rinnovato interesse.
Più difficile capire cosa si agiti sotto la superficie di questa spaccatura. Fonti locali ci dicono che anche chi sta all'interno della ribellione non capisce più bene per quale scopo si stia combattendo. Ntaganda darebbe dunque voce a questo malcontento. Altri dicono che il movimento ribelle si starebbe spaccando in due: da una parte quelli del Masisi, dall'altra quelli di Rutshuru. Altri ancora sostengono che Ntaganda abbia ricevuto - come dire - un "incentivo" alla ribellione dal governo di Kinshasa.
Ma forse c'è anche un'altra lettura possibile: che Nkunda, dopo il rapporto ONU che lo inchioda, dopo le ripetute messinscene in cui si atteggia a leader carismatico, cominci a risultare scomodo e ingovernabile anche per il vicino Rwanda, suo finanziatore. Lo stesso presidente rwandese Kagame, non molto tempo fa, aveva avuto parole chiare in tal senso.
I prossimi fatti ci diranno quale di queste ipotesi è quella vera. Intanto però resta vero che se il CNDP ha tali e tanti problemi interni, forse la gente del Kivu può stare momentaneamente un po' più tranquilla.
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