19 dicembre 2008

Offensiva congiunta Uganda-RDC-Sud Sudan

Di operazioni così non se ne vedono molte, in Africa. Anzi, l’attacco militare congiunto svoltosi lo scorso 14 dicembre è evento più unico che raro: tre eserciti nazionali (Uganda, RdCongo e Sud Sudan) insieme per bombardare i campi in cui si nasconde il ribelle Joseph Kony con la sua soldataglia, il Lord’s Resistence Army.

Sulla scena da ben ventidue anni, Kony passa per un pazzo visionario ma mostra anche doti di abile stratega. Da due decenni tiene in scacco le forze dell’esercito ugandese, seminando il terrore nei territori acholi del nord Uganda. È divenuto celebre per i numerosissimi rapimenti di bambini, trasformati in soldati o in schiavi sessuali, cosa che gli è valsa un mandato di cattura internazionale, spiccato nel 2005 dalla CPI. E nel 2006 sono cominciate le trattative per giungere ad un accordo di pace. Sempre nel 2005, Kony ha lasciato il suo rifugio in Sud Sudan per sistemarsi nel parco nazionale di Garamba, nella provincia orientale del Congo, una zona quasi disabitata e senza alcun controllo statale. Di lì, ha continuato le sue incursioni, con uccisioni e rapimenti di minori. Ad aprile, si era finalmente giunti ad un accordo, ma Kony all’ultimo aveva posto una condizione irricevibile, prima di firmare: il ritiro delle accuse contro di lui all’Aja.

Sono seguiti mesi di stallo, fino a che, domenica, i tre eserciti hanno iniziato il bombardamento. Dopo la sorpresa iniziale, sono cominciate a fioccare le polemiche: mentre gli attivisti nordugandesi protestavano che in questo modo si mandano alle ortiche tre anni di faticosissime e certosine trattative, l’arcivescovo di Gulu John Baptist Odama affermava che si era inutilmente messa a rischio la vita di tanti civili e che “non c’era proprio bisogno di una guerra”. E oggi il gruppo parlamentare acholi – l’opposizione ugandese – per bocca del ministro-ombra degli esteri, dichiara che da fonti certe si ha notizia che il bombardamento è stato un flop, perché i ribelli dell’LRA avevano saputo in anticipo dell’attacco e se ne erano già andati.

Al di là di tutto, restano un paio di domande: com'è che il Sud Sudan attacca Kony, dopo esser stato accusato per anni di sostenerlo e foraggiarlo? E soprattutto: com'è che il Congo, col suo esercito scalcinato, non riesce a tener testa a Nkunda che semina il panico da anni in tutto il Nord Kivu, ma partecipa a un'operazione del genere?

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