
Non si parla d'altro. Fa quasi un po' pena, il povero Benedetto XVI: ormai non può aprir bocca che tutti sono pronti a scagliarsi contro di lui. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui al papa si doveva rispetto e consenso (Italia a parte).
Tutti scandalizzati per quella frase in volo: i preservativi non servono per combattere l'aids. Embè? Voglio dire: non che non sia grave, ma non mi sorprende e certo non mi aspettavo altro dal papa. Chi poteva seriamente pensare ad una improvvisa rivoluzione nella teologia morale cattolica? Ma sono cambiati i tempi e ormai, a questo papa, non gliene si fa passare liscia nemmeno una.
Quello che mi sconcerta però è altro. E' ancora presto per vedere e giudicare i frutti di questo viaggio, ma le cronache si sono fermate a quel "preservativo" detto prima ancora di toccare la terra d'Africa e non raccontano null'altro. Nessuno ad esempio si scandalizza dell'incontro amichevole di Benedetto XVI con Paul Biya, il presidente del Camerun. Nessuno scrive che questo signore è al potere dall'82, che dopo aver modificato la costituzione si vuole ricandidare nel 2011, che le ultime elezioni (come le precedenti) sono state sì vinte da lui, ma semplicemente perché dalle liste elettorali vengono sistematicamente esclusi tutti i potenziali oppositori: se le autorità pensano che non voterai per lui, semplicemente non voti. Si pensa che il Camerun sia un paese tranquillo, ma il fuoco cova sotto la cenere: la minoranza anglofona costantemente emarginata, i giovani senza prospettive, gli universitari sempre più tentati dalla lotta armata.
Chi ne sta parlando in queste ore? Si mostra il papa con Biya e la sua pacchiana moglie, comodamente seduti in un salotto. Mentre al quotidiano locale Le Jour il cardinal Tumi dichiara che Biya dovrebbe rinunciare a candidarsi nel 2011. Chissà se glielo ha suggerito anche il papa.
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